Quanto è importante essere ascoltati

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Post estratto dal blog di VivereLaVita

Tra le righe di questo blog ci siamo detti molte volte che se c’è un motivo, valido per tutti, per il quale siamo scesi sulla terra, beh…, questo motivo è amare ed essere amati. Questo va al di là di ogni altro scopo, anzi, è ciò che sta dietro ad ogni altro scopo.

E per quanto riguarda l’amare e l’essere amati questo presuppone che vengano scambiati (o solo ricevuti, o solo regalati) sentimenti. E, infine, questi sentimenti devono essere espressi in qualche forma, sia verbale (parole tenere e amorevoli) sia non verbale. E’ importante quindi che i sentimenti vengano comunicati correttamente.

Come diceva George Bernard Show: il (più grande) problema della comunicazione è l’illusione che essa sia stata portata a termine (correttamente).

Più in generale la qualità della comunicazione è influenzata anche dall’atteggiamento con il quale ci approcciamo a un’altra persona. Ci sono atteggiamenti che rendono la comunicazione ruvida, sgradevole, svalutante. Questo riguarda soprattutto la comunicazione attiva. Ma anche quella passiva può essere insoddisfacente. Mi riferisco a chi non sa ascoltare o non vuole ascoltare. Affinché avvenga una buona comunicazione infatti, dobbiamo rispettare ciò che l’altro sta dicendo, anche se non siamo d’accordo. Per onorare veramente l’altra persona dobbiamo soprattutto permettergli di parlare, senza trascurare né la persona né ciò che viene detto. Molto spesso i bambini o gli adolescenti non vengono ascoltati, perché i genitori “sanno meglio”. Così come, spesso, un coniuge non viene ascoltato perché il partner deve avere “ragione” o non vuole ascoltare il messaggio che gli viene dato.

Gli effetti negativi del non essere ascoltati

Quando non si viene ascoltati, ciò provoca risentimento o isolamento. Dopo un pò, gli sforzi per comunicare vengono abbandonati e la relazione si raffredda. Del resto, è difficile fidarsi di qualcuno che nemmeno ti ascolta. Sentire che gli altri ci conoscono realmente poco o che non si interessano di noi, può farci sentire irrimediabilmente scollegati dal resto dell’umanità. Può darsi pure che sentirsi capiti sia un prerequisito perché gli altri nostri desideri siano soddisfatti in modo soddisfacente.
È una situazione deprimente e può portare a sentimenti di vuoto e sconforto. La solitudine viene spesso interpretata praticamente come sinonimo di depressione, anche se per alcuni è solo una scelta.

Gli effetti positivi dell’essere ascoltati

Quando invece abbiamo chi ci ascolta cambia tutto. Gli effetti positivi dell’essere ascoltati sono molti. Eccone alcuni.

  • Conferma della propria identità (siccome gli altri sono uno specchio, essere ascoltato/a per quello che sono conferma che quello che “penso di essere” è vero)
  • Io esisto! (provare a lungo la sensazione di non essere capiti provoca in molte persone il terrore che ciò equivalga a “non essere mai esistiti” a questo mondo)
  • Sentirsi accolti e di “appartenere” (sentirsi quindi connessi alla persona che si ha di fronte, ma anche inseriti nella comunità, da cui un senso di appartenenza)
  • Sentirsi accettato/a (simile alla voce precedente, ma qua il focus è soprattutto sulla sensazione di approvazione rispetto a quello che si dice, alle proprie idee, al proprio modo di essere)
  • Sentire di avere il “potere” (l’approvazione degli altri ci dà la convinzione di poter realizzare progetti e idee, e quindi una maggiore convinzione nel proporli e nel portarli avanti)
  • Relazioni più soddisfacenti (per tutto quello che ho scritto nei punti precedenti, sentirsi compresi aiuta a lasciarsi andare, a stabilire relazioni più profonde, a esprimere meglio noi stessi, e tutto questo è appagante).

La magia dell’ascolto attivo

L’ascolto “attivo” è chiamato così proprio perché consiste nell’interagire con la persona che parla, piuttosto che stare solo in silenzio ad ascoltare. L’interazione dell’ascolto attivo ha uno scopo ben preciso: quello di capire veramente il punto di vista della persona che parla, ma anche farle sentire vicinanza. Insomma, farla sentire compresa.

 

Nell’ascolto attivo si possono usare vere e proprie tecniche del colloquio. Ce ne sono molte, ma quelle più importanti sono essenzialmente tre: a) empatia, b) conferma, c) riformulazione.

L’empatia è l’atteggiamento di sincero interesse e vicinanza. Avere empatia verso una persona significa fare il proprio meglio per comprendere a fondo le sue motivazioni e, in qualche modo, “tifare” per la persona, cioè sentire amorevolmente di augurarle il bene. L’empatia non significa condividere a priori quello che dice la persona: si può essere empatici anche quando si dice che la nostra opinione è diversa. Inoltre l’empatia non richiede di voler per forza “risolvere” i problemi della persona fornendo consigli che nascono dal nostro personale punto di vista. I consigli sono preziosi, ma solo quando richiesti e non, invece, quando sono imposti.

Le conferme sono quei segnali, sia verbali che non verbali, con i quali facciamo capire alla persona che abbiamo compreso ciò che sta dicendo. Servono a incoraggiare la persona a continuare il suo racconto, magari anche ad andare più a fondo.

La riformulazione invece consiste nel restituire dei feedback alla persona, sotto forma di brevi ripetizioni di quello che sta dicendo. Esistono diversi tipi di riformulazione che chi si occupa di relazione di aiuto dovrebbe conoscere e saper utilizzare. La tipologia più comune sono le parafrasi, in particolare la risposta-eco, che consiste nel ripetere le ultime parole dell’interlocutore esattamente come le ha dette, oppure la riformulazione-riflesso, con la quale l’ascoltatore ripropone gli stessi contenuti espressi da chi parla ma utilizzando parole proprie.

Quale che sia la capacità e l’abilità dell’ascoltatore, essere ascoltati è un grande momento di liberazione. Il momento nel quale tirare fuori tutte le emozioni represse, le preoccupazioni, i dubbi, avendo di fronte una persona che ti accoglie e Ti mette a tuo agio, con empatia e senza giudicarti, se possibile.

 

Confidarsi e “sfogarsi” ha un grande effetto liberatorio soprattutto se chi ascolta “presta” sé stesso come “contenitore vuoto”, pronto a ricevere quanto ti sentirai di poter trasmettere, accogliendoTi con calore e mettendo da parte ogni pre-giudizio…

Ricordo che sia in classe, al liceo, che nel gruppo di amici che frequentavo, c’era sempre qualcuno capace di ascoltare, dedito all’ascolto, che dedicava parte del suo tempo a compagni di classe o amici che ne avevano bisogno. A volte ascoltare salva pure una vita. Ascoltare è un dono meraviglioso!

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