L’odio di sé

Il disagio psichico ed emotivo e infine la malattia sono anzitutto una conseguenza dell’odio di sé. La maggior parte di noi non si accetta.

Di più, si colpevolizza per una serie di ragioni, per non riuscire a raggiungere determinati obiettivi, per non essere abbastanza intelligente o abbastanza bello o abbastanza simpatico e brillante o abbastanza…  I sensi di colpa si accompagnano spesso a una pericolosa tendenza: l’autopunizione.

A volte tutto questo non avviene a livello conscio. Del resto ci sono molte persone che si presentano sicure, congruenti, con un buon livello di autostima. Eppure tutti lottano per dimostrare qualcosa…, agli altri oppure semplicemente a sé stessi?

Il tradimento

La principale causa psicologica dell’odio di sé è il tradimento del proprio sé autentico. Un tradimento che inizia fin da piccoli quando cominciamo ad assumere i comportamenti e gli atteggiamenti che più sono “funzionali” a ottenere dai genitori una reazione positiva, possibilmente amorevole.

Soprattutto nella prima infanzia non siamo in grado di gestire i sentimenti negativi espressi sia dai genitori che dagli altri adulti di riferimento. Siamo estremamente INDIFESI, senza potere di opporci. Una situazione che provoca nel piccolo uomo paura e smarrimento, e innesta un meccanismo di difesa basato per lo più sulla soppressione delle reazioni naturali di fronte a certe situazioni. E’ così che iniziamo a indossare una maschera, creando le basi per un tradimento che a volte dura una vita.

Il bambino “impostore”

Entra in scena il “bambino impostore”, quello che ha preso il nostro posto per “gestire” al meglio la situazione. Quello che fa a volte delle cose “buone”, che viene anche premiato per questo, ma che anche a fronte di questi successi è un impostore. Questo crea una separazione sempre più netta tra il vero Sé e il SE Impostore. Con la sgradevole sensazione, che poi diviene convinzione, che il vero Sé non sia amabile. Da qui nasce l’odio per sé stessi.

La ferita e il blocco

Le sofferenze dell’infanzia sono decisive nel causare blocchi emotivi che ci condizioneranno per il resto della vita, soprattutto se certe situazioni si ripetono nello schema familiare con una certa continuità. La causa fisiologica della creazione di un blocco è lo scollegamento tra componente emotiva e componente mentale che si crea nel momento in cui veniamo “sorpresi” e atterriti da un’esperienza di dolore (emotivo). La mente entra in modalità “lotta e fuggi” nello stesso tempo in cui le emozioni vengono congelate (col blocco del respiro). Il gioco è fatto, il blocco è creato. Da questo momento in poi ogni esperienza simile andrà a collegarsi con il blocco originario rendendolo sempre più forte. In poco tempo il meccanismo del making sense process induce il bambino a darsi delle spiegazioni, quasi sempre sbagliate quanto dirompenti (p.e. “esprimere la mia rabbia è pericoloso per la mia vita“, o “se piango mamma non mi vuole bene“, ecc.). 

Il blocco e le reazioni emozionali irrazionali

Da un punto di vista energetico il blocco emotivo appare come un nucleo di coscienza infantile non evoluta, (le conclusioni “sbagliate” dovute al making sense process), circondato dal ricordo della ferita originaria. Questo ricordo è doloroso e in quanto tale cerchiamo accuratamente di proteggerlo attraverso comportamenti evitanti o tratti di personalità, che costituiscono, appunto, il sistema difensivo. Normalmente il sistema difensivo ci tiene al riparo da ogni conseguenza ma accade che altre persone o eventi esterni, o particolari stati emotivi interni, riescano a superare il sistema difensivo. Ciò provoca la stimolazione del ricordo doloroso e una attivazione energetica che corrisponde più o meno a quello che avremmo voluto fare da piccoli se non ci fossimo sentiti così impotenti e indifesi. La reazione è pertanto quasi sempre irrazionale e emozionale.

Ti è capitato mai di sentire la rabbia salire e non poter fare nulla per fermarla, fino ad esplodere, lasciando sorpresi e sgomenti tutti i presenti? Quella reazione è connessa probabilmente a un blocco emotivo sollecitato da qualcosa che è riuscito a perforare la barriera difensiva. Può essere una frase, uno sguardo, un tocco. Qualunque cosa sia Ti ha riportato in un istante all’esperienza dolorosa dell’infanzia scatenando la reazione emozionale irrazionale.

Lavorare su un blocco è possibile, con una procedura da apprendere e applicare pazientemente, ovviamente dopo aver individuato e riconosciuta l’origine del blocco.

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