Il grande insegnamento

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Post estratto dal blog di VivereLaVita

Lepri, cigni, caprioli e volpi avvistati sempre più frequentemente in città, delfini che entrano timidamente nei porti, anatre e anatroccoli che escono dal parco e vanno a visitare … un centro commerciale.  Sono solo alcune delle notizie più curiose degli ultimi giorni sulla riconquista di nuovi spazi da parte degli animali rispetto all’invasione dell’umanità. Siamo anche venuti a sapere che due panda ospitati nello zoo di Hong Kong si sono finalmente accoppiati, non proprio in stretta privacy viste le immagini diffuse, ma certamente favoriti dall’assenza di visitatori degli ultimi giorni. Urban_wildlife_-_squirrel

Quindi , mentre l’umanità si ferma con modalità senza precedenti la natura si riprende i suoi spazi. E’ lo stesso ragionamento che facevo qualche giorno fa ascoltando i suoni provenienti dalla finestra. Nel silenzio delle strade, si udivano ormai solo volatili: le tortore, le gazze, i passerotti, qualche merlo e vari altri cinguettii che non ho riconosciuto. Un senso di pace mi ha colmato: la natura non si ferma, la natura non vive nessuna emergenza.

Non siamo necessari a questo pianeta, semmai dannosi. Credo che sia sempre più chiaro. Da un articolo de “Il Fatto Quotidiano” dell’8 aprile: “”Una recente analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente mostra come le concentrazioni di agenti inquinanti nell’aria delle città europee si siano notevolmente ridotte nelle ultime settimane. Dati simili sono riportati dalle varie Arpa italiane, in particolare rispetto al biossido di azoto (NO2), gas molto pericoloso per la salute umana, a cui sono ad esempio riconducibili più di 14mila morti premature in Italia nel solo 2016“”. Dall’estero notizie simili, ad esempio con l’India in ‘lockdown’ per l’emergenza Coronavirus, le vette dell’Himalaya sono tornate visibili dalla regione del Punjab, a centinaia di chilometri di distanza, grazie alla drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico determinata dal fermo forzato di industrie, automobili e aerei.

L’epidemia in corso è un evento, un fatto. Come ogni evento esso può essere interpretato come un male o come un bene. Certamente è percepito da noi soprattutto come un male: oltre 114mila morti accertati al 13 aprile in tutto il mondo, più di 50mila persone in condizioni “critiche”, terapie intensive al massimo della capienza, 423mila ricoverati, attività economiche per lo più ferme, gente a casa e costretta a distanziarsi indossando mascherine, ragazzi a casa piuttosto che a scuola, impossibilitati a praticare sport e attività ricreative o culturali. Dal nostro punto di vista una situazione molto negativa. Ma positiva per la natura, per i motivi prima esposti. Se per un attimo ci calassimo nei panni del testimone esterno, che so, un essere alieno, un osservatore del futuro, ecc. non ci sarebbe né un chiaro male, né un chiaro bene.

Questa epidemia è un evento di portata mondiale, collettiva. E’ destinato a rimanere nella nostra coscienza collettiva, a essere ricordato come uno spartiacque tra un mondo prima e uno dopo del Covid-19. E’ presto per capire quale sarà il destino dell’umanità, inutile quindi fare previsioni e proiettare la mente troppo in avanti. Ma in analogia con i singoli destini umani ciò che porta con sé il Covid-19 è un grande insegnamento.

Ogni esperienza della nostra vita, comprese quelle negative, è destinata a essere un insegnamento. Siamo venuti qua, come essere incarnati, per fare esperienza. Siamo qua per mettere alla prova la nostra capacità di creare e di individualizzare la nostra essenza grazie alle nostre creazioni. Le esperienze negative, veri e propri cicli di apprendimento, hanno lo scopo non di punirci ma di lasciarci un insegnamento. In analogia, anche il Covid-19 è un’esperienza formativa, di apprendimento. Sta a noi il compito, la responsabilità e la volontà di coglierne il suo dono più prezioso, in termini di nuova consapevolezza. Questa quindi non è una guerra, come sento dire in giro, bensì una grande opportunità.

Non può essere una guerra perché non c’è un nemico. Il virus non è un essere vivente, non ha un metabolismo e non si riproduce da solo. E’ però capace di ingannare la cellula “infettata” che riproduce sé stessa con il virus. Ma secondo le definizioni correnti non è un essere vivente. Alcuni si spingono ad affermare che i virus sono un nostro sottoprodotto, tesi che altri meglio di me potranno argomentare. Quale che sia la verità: non siamo in guerra contro nessun essere intelligente. Il linguaggio della guerra è insidioso, ci autorizza a ritenere lecito qualunque provvedimento, qualunque azione repressiva. Preferisco invece interpretare questa fase come una fase di liberazione. Liberazione da una serie di atteggiamenti e modi di vivere dannosi, liberazione dall’atteggiamento aggressivo e invasivo verso la natura, liberazione da una mentalità in base alla quale la finanza, i mercati, il denaro sono al primo posto nella scala di priorità mondiale. Stiamo invece riscoprendo che al primo posto ci sono i medici, gli infermieri, gli ausiliari sanitari, tutti coloro in grado di prendersi cura degli altri. Potrebbe essere questo il primo grande insegnamento?

E’ anche un momento di grande pressione, che ci sta mettendo alla prova. Molti di noi sono, ora più che mai, in preda alla paura. La paura è una emozione con vibrazioni tra le più basse. Non a caso è considerato il demone del primo chakra, che è alla base del nostro diritto ad esistere. Quando siamo nella paura, oltre a non essere lucidi perché come noto la paura spegne – letteralmente – una serie di connessioni neurali, siamo incapaci di amare. E’ per questo che la paura genera intolleranza e odio. Ecco quindi che la persona impaurita si scaglia contro chi corre da solo, contro chi fa due passi solitari in campagna, contro chiunque. Vede nemici ovunque e si agita postando compulsivamente su Facebook e condividendo notizie nefaste, spesso fake news.

Per molti altri questo è invece un momento di trasformazione, di elevazione delle vibrazioni verso quelle alte della solidarietà, della generosità, dell’amore verso gli altri. Andare nell’una o nell’altra direzione può essere una scelta. Una scelta tra rimpianto e miracolo. Scegliamo i miracoli allora, perché salendo alle vibrazioni più elevate non ci sono limiti a quello che di buono possiamo creare. A molti di noi è richiesto ora di essere testimoni di amore e solidarietà. Di essere fari di luce, in grado di spiegare, calmare, far ragionare, motivare, o più semplicemente di aiutare in modo concreto.

Quella che uscirà da questo tunnel sarà un’umanità nuova. Facciamo in modo che sia migliore.

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